Comunemente, con Lessinia s’intende la fascia montuosa che si estende tra la Val d’Adige, la Valle di Ronchi (Vallarsa, Trentino), il gruppo delle Piccole Dolomiti-Pasubio, la Valle dell’Agno-Chiampo e l’alta pianura veronese. Il nome è documentato già nel nono secolo e porta in sé la storia della sua antropizzazione: “Lessa” dal germanico medioevale “lees” (pascolo) o dal termine romano “luxare (disboscare); in ogni caso, termini che convergono nelle attuali caratteristiche di questa montagna, con grandi superfici prative e a pascolo.
Il vasto altopiano erboso sommitale è solcato dai “vaj”, profonde valli che scendono fino alla pianura, e i fianchi di queste valli sono ammantati di boschi nei quali dominano il faggio e il càrpino.
La Foresta delle Gosse (“capre” nella lingua dei “Cimbri”) si estende sul pendio che sale da Giazza in Val d’Illasi ai “Parpari”; vi transitano antiche strade di transumanza collegate fra loro a formare un sentiero che si estende fra il bosco e i prati dedicati all’alpeggio. A primavera e in estate il bosco è un caleidoscopio di luce verde, creato dalle foglie di faggio che brulicano nell’aria. In autunno, si accende dei toni del rame brunito e le foglie si accomiatano leggere dall’albero e accarezzano i capelli del viandante.
Dal Ristorante Parparo Vecchio o dal parcheggio, quattrocento metri verso nord, si imbocca la carrareccia del Parparo di Sopra dalla quale si diparte ben presto sulla destra il Sentiero delle Gosse.
Il sentiero si inoltra nella faggeta e scende lungamente fino a una radura dove lo si abbandona verso destra all’indicazione per il Rifugio Lausen.
Ben presto ci si alza sopra la fascia boschiva e si prosegue lungo la prateria seguendo le indicazioni con bella vista sul Gruppo del Carega e sui Lessini Orientali.
La meta è il Rifugio Lausen dove ristorarsi con i piatti semplici della tradizione prima di intraprendere la via del ritorno che non scende ancora nel Bosco delle Gosse, ma percorre il fianco orientale del Monte Bellocca.
Il percorso è meno frequentato di quelli più famosi che percorrono l’altopiano e perciò conserva una dimensione incantata.








