Alle sorgenti del Danubio

È il quindicesimo anno avanti Cristo. Inviato dall’imperatore Ottaviano Augusto, Tiberio Claudio Nerone ha sconfitto i Vindelici nei pressi del Lacus Venetus (il Lago di Costanza) e si inoltra a nord per stabilire se l’alto corso del Danubio possa rappresentare una difesa naturale del confine dell’Impero dalle scorrerie dei Marcomanni. Giunge a una vasta piana paludosa nella quale il fiume si perde in un dedalo di risorgive, ruscelli e specchi d’acqua: una “terra aut silvis horrida aut paludibus foeda”. Sullo sfondo, la Silva Abnoba (la Foresta Nera), sconosciuta, impraticabile per un esercito e infestata di oscure divinità. Stabilisce dunque che in quella piana e da una di quelle fonti carsiche nasce il grande fiume che andrà a perdersi nel lontanissimo Pontus Exinos (Mar Nero).
Passa il tempo e nei pressi della risorgiva sorge un villaggio, Esginga. Nel 13° secolo il borgo viene ribattezzato Donaueschingen, imponendo la narrazione che il fiume nasca dalle risorgive che bagnano la cittadina, ma la realtà è un’altra: due fiumi mescolano le proprie acque nell’acquitrino alimentato dalle risorgive.
Quale sia la “vera” sorgente del Danubio diventa dunque oggetto di contesa che impegnerà per secoli le municipalità di Furtwangen e di Sankt Georgen im Schwarzwald sotto lo sguardo rilassato di Donaueschingen che prosegue ad attrarre visitatori al monumento eretto sulla “sorgente del Danubio”.
La candidatura di uno dei due contendenti, il Brigach, decade abbastanza rapidamente, mentre divampa la polemica sulle pretese del fiume Breg, che si alimenta di evidenze storiche e geografiche e arriva a coinvolgere le istituzioni politiche del Baden-Württemberg.
Un rompicapo senza soluzione, complicato ulteriormente dal dubbio avanzato dallo scrittore Claudio Magris che il Breg, in realtà, nasca da un lavandino che si riempie in continuazione per via di un rubinetto che nessuno riesce a chiudere, collegato a un tubo di piombo che va a perdersi chissà dove.
Un rompicapo che merita una visita per farci un’idea definitiva o, se non altro, per tornare ancora una volta nella Foresta Nera.

Donaueschingen ci accoglie nell’elegante Karlstraße con la vivace e assolata festosità di un pomeriggio domenicale. Grosse fette di torta ed esagerate coppe di gelato italiano mettono assieme la folla multietnica di abitanti e turisti.
Il centro di gravità della città è il castello dei Fürstenberg, imponente residenza barocca a un tiro di sasso dalla sovrastante chiesa cattolica di San Giovanni con i due campanili “a cipolla”.
Fra gli edifici, la Donauquelle, la risorgiva più importante delle ventidue che sgorgano all’incrocio di Brigach e Berg. La sorgente è incastonata in un complesso marmoreo austero e solenne; rappresenta la “Madre Baar” che indica la strada verso il mare al giovane Danubio.
L’acqua limpida e turchese è colma di lussureggianti alghe pigramente mosse dalla corrente e animata dalle bolle d’acqua che emergono dal fondo.
L’insieme infonde un senso di pace e di equilibrio classicheggiante, riparato dal clamore domenicale poco lontano.

Per visitare la sorgente del Breg, da Donaueschingen la strada porta a Furtwangen e percorre il fondo di una tranquilla valle prativa. Si incontrano fattorie isolate, una segheria di tronchi e qualche fabbrica dall’aspetto discreto. Il fiumiciattolo corre pigro a fianco della strada, allargandosi in scuri bacini torbosi e accelerando in brevissime rapide cristalline quando la pendenza si accentua.

Oltre Furtwangen e il suo bellissimo museo degli orologi, la valle del Breg prosegue a nord-ovest ancora più intima e rinserrata. All’altezza di una cappella dal tetto scosceso che si erge alta su un poggio, ci si inerpica per una stradina e si prosegue fino al Kolmenhof, un alberghetto accogliente e allegro fra prati e boschi bui.

Ai piedi di un grande prato smeraldino, in un folto d’alberi, un filo d’acqua zampilla dal terreno e scende pigramente a valle. La fonte è sormontata da un dio pagano in bronzo dai lunghi capelli e con barba fluente, sdraiato fra grossi sassi. Le persone si muovono intorno con deferenza come se fossero in un luogo speciale, esposte a qualcosa di numinoso che si manifesta nel getto d’acqua limpida.
Mi viene l’idea di varare una barchetta di carta nella debole corrente e seguirla di corsa fino al mare lontano mille vite, ma – si sa – la commozione è una folgorazione e presto lascia spazio alla curiosità di assaggiare le trote alla mugnaia del Gasthof Kolmenhof e la birra Alpisbacher che ho adocchiato, ambrata e schiumosa, ai tavolini del ristorante.

Nel 1719, il vicario Breuninger del convento di Sankt Georgen im Schwarzwald reclamò la sorgente del fiume Brigach quale autentica fonte del Danubio. Ora tale presunzione trova qualche tifoso solo fra gli abitanti di Sankt Georgen, ma comunque il luogo merita una visita perché il Brigach dà il nome ad una importante valle che ospita la città di Villingen e per rispetto alla memoria di Vikar Breuninger.

La fonte si trova nei pressi della fattoria “Hirzbauernhof”, poco sotto lo spartiacque europeo. Quando arriviamo, ci accoglie una zattera da ragazzini con la bandiera nera dei pirati ormeggiata nel laghetto da cui nasce il fiume. Tuttavia, del fiume non c’è traccia, tanto che dubitiamo di essere nel luogo giusto finché un cartello pirografato ci rassicura. Esplorando il terreno intorno, scopriremo presto che corre interrato per qualche centinaio di metri e poi riaffiora in una linea sinuosa fra i cespugli che ne segnano il percorso fra i prati in discesa.
Accanto alla pozza, riparati da salici, conifere e cespugli, gli edifici della fattoria. Sebbene il cielo sia scuro e gonfio di pioggia, l’erba vibra di luce verde.

Sorgente del Breg, sorgente del Brigach, risorgive di Donaueschingen. Sembrerebbe che abbiamo completato il nostro programma, ma non è proprio così perché, dopo Donaueschingen, la Donau scorre sinuosa e placida fino a Immendingen dove si inabissa. Così, durante l’estate, il letto del fiume fino a Tuttlingen è completamente secco e si passeggia fra i ciottoli asciutti del fondo.

Non è sempre stato così e la prima volta storicamente documentata dell’inabissamento del Danubio risale al 1874. Nel 1921 il Danubio scomparve alla vista per quasi tutto l’anno e in media negli ultimi anni si asciuga in superficie per circa 150 giorni.
Non si sa come si svilupperà in futuro il fenomeno. C’è chi pensa che verrà il giorno in cui l’attuale alto Danubio sarà completamente deviato verso il Radolfzeller Aach, e quindi verso il sistema fluviale del Reno. Quale fra i numerosi fiumicciatoli che scendono dai fianchi della Valle della Donau sarà allora eletto “sorgente del Danubio”?

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