Milletrecento anime raccolte all’ombra del Sass Maor. Quasi non ti accorgi che ci passi accanto, sulla strada che porta a Passo Rolle. Sarà che il naso è incollato lassù, sulle cime; o forse non ti aspetti che non sia tutta una cittadina quella che attraversi dopo essere entrato in Fiera di Primiero. E invece passi ben tre comuni dopo quello di Fiera: Transacqua, Tonadico e Siror, che un tempo erano comunità separate, sebbene molto vicine fra loro.
Ero stato a Siror per la Desmontegada di Settembre, quando si svuotano le malghe in altura e le mandrie tornano a valle, e ci ero tornato un’altra volta, di fretta, a cercare la macelleria Bonelli e la “carne fumada”, ma solo ieri ho avuto occhi per scoprire che le sue vie sono una vera e propria galleria di affreschi popolari, antichi e moderni. Di affreschi e bassorilievi che raccontano le leggende della valle e l’incanto che lega l’uomo alla terra, all’acqua, al fuoco, all’aria.
Ci ho passato un paio d’ore con il naso all’insù, tornando sulle ginocchia di mia madre che mi raccontava le storie, la sera prima che mio padre tornasse, vicino alla stufa che commentava borbottando. Ci ho passato un paio d’ore a pensare che le storie con cui cerchiamo di dare un senso ai timori, ai terrori e alle delusioni che la vita ci riserva, sono vecchie di tremila anni e vengono da lontano. Come i migranti. Poi, sono andato ad assaggiare i “cicheti del botìro” con un calice di Trento doc. Alla vostra salute!
Fontana ottagonale in stile veneto destinata un tempo all’abbeverata delle mucche e all’approvvigionamento di acqua per l’uso domestico
Affresco di Max Gaudenzi nella volta del sottopasso vicino al municipio
El Mazarol
C’era una volta un vecchietto piccolo e curvo tutto vestito di rosso, con un cappellaccio in testa e avvolto in un immenso mantello nero; si chiamava “Mazarol” ed era dotato di grandi poteri magici. Pestare le sue orme equivaleva a cadere in suo possesso. Una volta la Nenota, tornando dal campo, ne calpestò una e all’istante perse la memoria e camminò giorni e giorni fino alla caverna del “Mazarol”, il quale le diede una tazza di latte di capra nera che la fece cadere posseduta. Soggiogata nella volontà rimase immemore al suo servizio per tre anni, lasciando nello sconforto la madre. Un bel giorno un cacciatore di Primiero la scorse camminare nei boschi e restandone intenerito, la prese con sé, riportandola nella sua valle. La Nenota però rimaneva posseduta e non aveva nessuna reazione di fronte alla gioia della madre e fu soltanto con l’aiuto di una maga, che le fece bere il latte di una capra bianca, che ritornò alla ragione. La giovane riconobbe subito la madre, la sua casa, le amiche, e fece bene attenzione a non pestare mai più quelle orme.
Scultura in legno di cirmolo di Roberto Merotto, luglio 2010.
El Caza Beatrich
Una notte un contadino fu svegliato da un gran fracasso. L’uomo, uscito per capire quale fosse la causa di quel gran baccano, vide passare un branco di cani dal corpo allungato, con grandi occhi rossi e sei zampe. Gli animali passarono abbaiando furiosamente, inseguiti da un cacciatore che trascinava con sé enormi catene. Il contadino, ignaro di essere al cospetto del Beatrich e spaventato dalla scena, prima che cani e cacciatore sparissero nell’oscurità disse “buona caccia e portatemi qualcosa”. Tornato in casa, si accorse che, appeso sull’uscio dell’abitazione, vi era un pezzo di carne umana.
Scultura in legno di cirmolo di Jarka Pr Sek, luglio 2007.
Le Guane del Cismon
Erano tre ragazze stupende, quelle che ogni estate arrivavano in Primiero ad offrire mazzolini di fiori. Fiori che nessuno aveva mai visto. La gente s’era inventata strane storie sul loro conto: c’era chi sosteneva che non fossero umane, altri ipotizzavano che fossero Guane, altri che abitavano nei fiumi.
Un giovane pastore di nome Siror, amava follemente quella delle tre che aveva lunghi capelli color dell’oro. Un giorno Siror decise di scoprire dove abitassero le tre fanciulle e, giunta la sera, non rientrò a casa sua, ma si nascose e le seguì da lontano. Quale fu la sua sorpresa quando vide le ragazze fermarsi sulle rive del torrente Cismon, tuffarsi e nuotare allegre, trasformandosi in belle lontre!
Il povero Siror gettò un urlo e cadde a terra svenuto.
Le Guane nuotarono fino alla riva, uscirono dal torrente e trasformandosi nuovamente in donne, accorsero presso il giovane. Quella dai capelli d’oro accarezzò a lungo il giovane esanime e lo baciò sulle guance, sulla fronte, sulle labbra.
“Perché hai voluto seguirmi fin qui?”, sussurrò la Guana piangendo. “Adesso che il nostro segreto è stato scoperto, non potremo più vederci. Saremo costrette a vivere per sempre come lontre. Ti ricorderai, tu, di me?”
Le altre due staccarono la fanciulla dal corpo del pastore e al trascinarono in acqua, sparendo fra i flutti. Al mattino, Siror si alzò con un sospiro triste, fece per girarsi e tornare a casa quando si accorse che l’intero prato sul quale aveva dormito, era ricoperto di di fiorellini azzurri. Si voltò e là, in mezzo al torrente, c’era una leggera pennellata di schiuma color dell’oro. Una voce flebile gli sussurrava: “Non ti scordar di me… Vergissmeinnicht… Fergiz… Fergiz…”.
Scultura in legno di cirmolo di Vinzenz Senoner, luglio 2013.
Belle storie. Mi fai ricordare quelle che i miei nonni ci raccontavano da piccoli, forse anche per metterci un po’ di paura per non farci allontanare troppo da casa…
Bentornato 😉