Camminare, meditare, scrivere. Quattro giorni nella Foresta Casentinese assieme ad altre sei persone attratte da Andrea Bocconi e dalla sua proposta, ma forse innanzitutto dall’uomo che è psicoterapeuta sagace, scrittore, uomo di grande cultura e compagno di via divertentissimo. Camminare, meditare, scrivere. Cosa mi ha attratto nella proposta di Andrea? Non ne sono sicuro; probabilmente l’intuizione che nel crocevia di queste attività avrei potuto sperimentare l’Essere: l’unità di corpo e spirito, di sé e dell’altro; la sospensione della razionalità e la focalizzazione su una coscienza di cui non posseggo il nome. Fatto sta che accetto subito con entusiasmo l’idea sebbene senta che mi mancano gli allenamenti. Per nascita e per storia io appartengo alle Alpi. Esse invitano al cimento: crode, ghiaioni, cenge, nevai, cime e creste; sono montagne della verticalità. La relazione con loro è una battaglia; ti ammaliano e ti sfidano a combattere la gravità e la paura. Per quattro giorni invece abbiamo attraversato l’Appennino di Camaldoli che è altra cosa; è la montagna del bosco, fatta di ombre e di luci. Ombre e luci in cui ritrovi quello che sei e non quelli che vuoi essere. Nel Casentino, montagna selvatica, ho sorpreso i daini brucare al lato della strada e paralizzarsi un attimo prima di saltare nel folto; ho scorto il cervo che mi osservava dall’alto, timoroso e altero; nella notte ho ascoltato l’eco dei suoi bramiti eccitati; ho studiato col bastone le fatte di lupi sul sentiero. Sopra la Foresteria di Camaldoli le rondini svolazzavano disordinate come bambini in ricreazione: salivano in alto, scivolavano d’ala, si tuffavano dietro la Farmacia. “Sono le rondini grigie – commentava il tabaccaio che aveva seguito il mio sguardo; “si radunano qui adesso e a giorni partiranno per l’Africa”. Ho incontrato persone fuori del comune, forgiate dalla passione, dalla disciplina, dalla vita in montagna. Daniele è un guardiaboschi non più giovane; ha la forza fisica senza età di chi vive all’aria aperta estate e inverno. I suoi sono gli occhi disincantati di chi ha visto il bene e il male degli uomini e del bosco; occhi ancora capaci di entusiasmo. “Se ne raccontano tante sui lupi, ma perlopiù sono storie per bambini. La verità è che cacciano in branco con tecniche raffinatissime e, se possono, non corrono mai i rischi della lotta corpo a corpo che potrebbe essere fatale se rimanessero feriti”. Padre Alberto è minuto, ieratico; il suo corpo racconta di digiuni e disciplina; il suo sguardo mite e forte è quello di un uomo che ha esercitato la volontà sulla passione. È con noi per guidarci nella visita dell’Eremo di Camaldoli e ce lo porge quasi con ritrosia come se temesse di essere invadente. “Il monaco deve esercitare la concentrazione perché la distrazione è la distruzione del monaco”. Personaggio diverso, ma altrettanto intenso è Don Francesco Pasetto, parroco di San Romolo a Valiana. Splendido uomo di chiesa per una splendida chiesa romanica fondata nel 1126 e che egli ha salvato dal tempo e dall’ignoranza degli uomini. Fabio, Andrea, Daniela. Uomini e donne del Casentino: cortesi, appassionati della loro terra, colti, preparati e desiderosi di accompagnarti nella Foresta. Quattro giorni di cammino, meditazione e scrittura vissuti insieme ad un gruppo stupendo di sconosciuti di cui sento già profondamente la mancanza: GianArnaldo, Roberto, Nicoletta, Gabriella, Laura, Claudia e naturalmente Andrea. Grazie, amici miei.