
La Vallarsa collega Rovereto a Passo Pian delle Fugazze e alla Val Leogra che scende a Schio. È una valle profonda, scavata dal torrente Leno fra il massiccio del Pasubio e la catena dello Zugna, sbarrata a sud dalla piccola catena dolomitica del Sengio Alto. L’ambiente è maestoso, severo e incontaminato; disseminate lungo la “strada imperiale” un pugno di contrade che conservano nel nome memoria dei contadini, minatori e carbonai bavaresi che vi si insediarono più o meno forzosamente a partire dal secolo XIII per fondare masi e sfruttare la foresta.
La Vallarsa è nota ai motociclisti veneti e trentini soprattutto per la divertente strada del Pasubio che consente di chiudere percorsi ad anello verso gli altipiani di Folgaria e Asiago, ma merita molto di più che un passaggio veloce.

Le sorprese iniziano appena imboccata la valle, a qualche chilometro da Rovereto con l’eremo di San Colombano: un azzardo architettonico aggrappato alla roccia nella profonda gola scavata dall’acqua.

Le origini della costruzione sono nebulose e intorno a questo luogo, storia e leggenda si confondono. Si racconta di un terribile drago che con il suo alito avvelenava le acque del Leno, causando la morte dei bambini che venivano battezzati, e di come San Colombano, qui giunto dalla lontana Irlanda, lo abbia affrontato e ucciso liberando la valle dall’incubo. Sia verità o favola edificante sulla figura del Santo, sta di fatto che, a partire dall’anno 753, monaci eremiti si avvicendarono nell’occupare prima le grotte dell’orrido e successivamente la chiesetta giunta fino a noi. L’ultimo di essi, Angelo Ambrosi, fece anche predisporre la propria tomba dove tuttavia non fu sepolto, dovendo abbandonare l’eremo nel 1782, quando per decreto dell’imperatore venne abolita la pratica del romitaggio.
All’interno dell’eremo, comodamente raggiungibile con una breve passeggiata, si possono visitare la chiesetta e la grotta degli eremiti. La cappella ospita un bell’affresco del XIV secolo che raffigura la Vergine con Gesù, San Colombano e San Mauro, patrono di Trambileno. Son visibili diversi graffiti lasciati come ex voto dai fedeli che qui si recavano per chiedere la grazia , soprattutto nei periodi di siccità. Dietro la cappella è nascosta la grotta dell’eremita su una parete della quale sono visibili i resti di un affresco raffigurante il drago sconfitto dal santo.

San Colombano, che viaggiò l’Europa in lungo e in largo, è stato proclamato patrono dei motociclisti in ragione della sua vita avventurosa simile allo spirito di scoperta e ricerca che anima i moderni viaggiatori in motocicletta.


Bravo Giulio,
appena potrò, ci andrò: visto che sono passati alcuni anni dacché l’ho visto per la prima volta, credo che passerà anche questo… ma prima o poi lo troverò aperto.
Grazie per l’anticipazione di cosa troverò all’interno dell’eremo, comunque, e per l’esaustiva “historiam loci”
Mi mancavano i tuoi commenti A’mbabu!