Siamo tutti stupidi

Philip Gibbs fu un giornalista inglese e seguì l’esercito di Sua Maestà sul Fronte Occidentale per tutta la durata della Grande Guerra. Nel libro Realities of war descrive senza veli le condizioni di vita dei soldati e dipinge un ritratto poco lusinghiero di Sir Douglas Haig, comandante in capo britannico in Francia e nelle Fiandre.
Egli scrive che l’inverno del 1915 fu il peggiore di tutti. Nel cuore dei soldati – inglesi, francesi e tedeschi – pesava la disperazione. Nel 1914, nonostante i corpi sparsi nei campi dopo la prima battaglia di Ypres, la guerra sembrava non dovere andare avanti a lungo. La maggior parte degli uomini credevano che sarebbe finita velocemente, e tutti speravano che un miracolo avrebbe messo a posto le cose. L’inverno fra il 1916 e il 17 sarebbe stato strano sui campi della Somme, dopo le battaglie che avevano falcidiato le divisioni avversarie, ma la ritirata tedesca avrebbe ridato spazio alla speranza. Nei giorni bui del 1915 non c’era invece nessuna speranza.
I soldati non erano mai all’asciutto, né in trincea né nei rifugi. Dormivano con addosso le divise fradice, con gli stivali pieni d’acqua. “Bevevano tè e pioggia, mangiavano rancio e fango, sopportavano tutto con la filosofia dello “stringi i denti e tieni duro!” e ridevano fra una imprecazione e l’altra.”
Gibbs annota che “i tedeschi erano più infelici non perché la loro situazione fosse peggiore, ma perché mancavano dell’umorismo inglese”. Quegli uomini grigi di fango dovevano muoversi in un pantano per arrivare nella loro linea e di notte i soldati inglesi potevano sentire i loro stivali sguazzare nella melma, con risucchi e gorgogli. “I tedeschi stanno bevendo ancora zuppa!” sghignazzavano.
Là dove le trincee erano lontane solo pochi metri l’una dall’altra, tedeschi e inglesi parlavano gli uni agli altri dalla loro miseria comune.
“Quanto è alta lì da te?” gridava un soldato tedesco.
“Fino alle ginocchia”, rispondeva un caporale inglese, che stava cercando di mantenersi un po’ asciutto sotto un telone.
“Beh? Siete fortunati. Da noi arriva alla cintura.”
Durante le tempeste di novembre, in alcune parti del fronte la situazione era così disastrosa che intere sezioni di trincea crollavano in un caos di fango e melma . Erano il gelo e la pioggia che facevano collassare i terrapieni sotto il peso dei sacchetti di sabbia. Tedeschi e inglesi erano esposti l’un l’altro come formiche travolte da una frana nei loro nidi. Si ignoravano. Facevano finta che i nemici non ci fossero.
Alle volte, i tedeschi, resi temerari dal disagio e dalla sofferenza non più sostenibili, strisciavano fuori dalla trincea e sedevano in cima al parapetto scivoloso ad asciugarsi le gambe, gridando: “Non sparate, non sparate!” Gli inglesi non sparavano. Si sedevano anch’essi ad asciugarsi le gambe, sorridendo alle “formiche” grigie sedute di fronte.
Quando lo Stato Maggiore venne a conoscenza di questi episodi, diramò ordini severissimi contro la fraternizzazione: bisognava sparare su qualsiasi tedesco comparisse alla vista, anche se era franato il parapetto. Qualcuno obbedì agli ordini e quando compariva un tedesco gridando di non sparare, gli bucava la testa. Altri si dimostrarono “molto miopi”.
Quell’inverno accadde un episodio che corse di bocca in bocca lungo tutto il fronte occidentale. Sopra una trincea di prima linea tedesca apparve una tavoletta di legno sulla quale erano scarabocchiato a grandi lettere queste parole: “Gli inglesi sono stupidi.”
“Non tanto idioti come tutto ciò!”, grugnì un sergente e in pochi minuti il cartello fu ridotto in briciole dal fuoco di fucileria.
Apparve un altro cartello con la scritta: “I Francesi sono stupidi.”
La lealtà verso gli alleati provocò di nuovo il fuoco dei soldati inglesi.
Un terzo cartello fu issato sulla trincea tedesca: “Siamo tutti stupidi. Andiamo tutti a casa.”
Anch’esso fu fatto a pezzi, ma il messaggio causò qualche risata e gli uomini ripetevano quello che c’era stato scritto: “C’è un fondo di verità in quelle parole. Perché tutto ciò dovrebbe andare avanti? Che vengano a combattersi a Hooge i vecchi uomini che hanno voluto la guerra. Noi non abbiamo veri motivi di lite con loro. Vogliamo tornare a casa, alle nostre mogli e al nostro lavoro.”

5 pensieri riguardo “Siamo tutti stupidi

  1. Bello ricordare questi episodi di umanità, tanto per non dimenticare che in quelle trincee c’erano padri, figli e fratelli come tutti noi, tutti desiderosi di poter “tornare a baita”, come avrebbe scritto qualche decennio più tardi un altro grande italiano (Mario Rigoni stern)

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