San Martino del Carso è un paese a spaglio nella sella fra il Monte San Michele e il Bosco Cappuccio, sul ciglione del Carso isontino. Fu luogo tormentato e di tormenti per italiani e ungheresi lungo tutte le prime sei battaglie dell’Isonzo e alla fine, come scrisse Ungaretti, di quelle case non rimase che “qualche brandello di muro”, oggi dissimulato nelle nuove costruzioni, cresciute nel tempo e soprattutto negli ultimi anni. Belle case, circondate di orti rigogliosi. Sono rimasti anche alcuni gelsi, resistiti – dispettosi – agli strazi e ai tormenti di bombe e fucilate. Sono alberi imponenti che incutono rispetto e uno di essi abbellisce il cortile della trattoria “al Poeta”. Al tempo della mia visita è un garbuglio di stecchi, esplosi intorno ad un corpaccio tozzo e gibboso, ma mi giurano che d’estate si veste di chioma verde e fluente sotto la quale trovano posto quasi tutti i tavoli della trattoria.
A distanza di cento anni, il terreno continua a restituire reperti dei combattimenti e della vita in trincea, sebbene sempre più piccoli e in quantità sempre minore: schegge di granata, pallette di shrapnel, qualche bossolo di cartuccia. Dicono, però, che basta spostarsi di una manciata di chilometri nel Carso Sloveno per trovare ancora gavette, borracce e chissà cos’altro.
I reperti più significativi hanno trovato posto nella mostra permanente “Ricordi della Grande Guerra a San Martino del Carso”, curata dal Gruppo Speleologico Carsico. La ricchezza della mostra non è data tanto dalla vastità della collezione, quanto piuttosto dal fatto che ogni cosa ha una storia da raccontare e i volontari che ti accolgono con entusiasmo e gentilezza, danno voce a queste piccole storie, onorando senza distinzione la memoria degli ungheresi e degli italiani che qui intorno si fronteggiarono per due lunghi e maledetti anni.
Fra tutte le storie, forse la più suggestiva è quella di Giorgio Redivo che illustra, nella sua semplicità, la stratificazione di relazioni, di rapporti familiari, di convivenza che era Trieste e che la guerra non riuscì ad amputare del tutto.
Nato a Trieste, classe 1898, Giorgio era figlio di Luigi, emigrato nella città giuliana per lavorare quale “gelatiere e fornellista” al Tommaseo, famoso caffè che portò il gelato in città e ai tavoli del quale nacque l’irredentismo. Alla vigilia della Grande Guerra, la famiglia si trasferì a Sacile, per mettersi al sicuro dagli eventi che si andavano preparando. Giorgio mosse poi a Roma e trovò lavoro presso la Società Elettrotecnica Galileo Ferraris, in qualità di montatore elettricista. Al momento dell’arruolamento, il 2 marzo del ’17, la sua specializzazione lo fece destinare al 6° Reggimento Genio Ferrovieri e in particolare alla Sezione Fotoelettrica, con la quale venne inviato in zona di guerra. Nell’ottobre dello stesso anno, fu preso prigioniero durante la ritirata che seguì la Rotta di Caporetto e inviato in un campo di raccolta nella Bassa Friulana. Dopo un po’ di tempo, a comandare le guardie del campo giunse un suo vecchio compagno di scuola a Trieste che lo aiutò a fuggire fornendogli una divisa da caporale austriaco. Con la paura di essere scoperto e fucilato, riparò a Trieste, a casa della sorella Blandina che aveva sposato un triestino e suddito austriaco, arruolato nell’esercito regio e imperiale. Rimase a casa della sorella e del marito un po’ di tempo, trasferendosi successivamente a Laudaria, paesino della Carnia vicino a Rigolato, dove la storia perde interesse e diventa fatto privato di Giorgio. Chissà se i due cognati si saranno mai incontrati e cosa avranno avuto da raccontarsi, loro che condividevano gli affetti e vestivano divise avversarie.
Sono contenta di aver letto un pezzo di storia Triestina raccontata da Giorgio Redivo mio zio
Lo ricordo bene alto dinoccolato magro e pieno di vita.
Purtroppo non c è più anzi il giorno 8 dicembre ricorre la data della Sua morte.
Ciao caro zio Giorgio (avevamo le stesse idee politiche !!!!)
Maria Gabriella
Cara Maria Gabriella, i commenti che i lettori lasciano qui mi sono tutti cari, ma questo tuo è per me prezioso come lo è stato visitare quei luoghi di sofferenza e di onore per i combattenti di entrambi i fronti.
Sono contenta di leggere il tuo commento!
Purtroppo Trieste per restare italiana ha dovuto combattere con i denti fino in fondo
Mio papà è stato il primo ufficiale italiano sbarcato al Molo Audace di Trieste proprio nel ’54 mentre tu nascevi, io avevo 6 anni!
Ciao
Maria Gabriella
bellissima questa storia, sono passati ormai quasi cent’anni da quando Giorgio Redivo
passò indenne attraverso la grande guerra che ormai è così lontana ……..in effetti nel dopo guerra posso dire che i due cognati si sono incontrati spesso condividendo gli affetti famigliari
ed i figli e nipoti posso dirlo con certezza perchè sono suo figlio Gianfranco grazie al relatore giulio
Ciao Gianfranco (Gionni ) per me!!
Sono tua “cugina ” Maria. Gabriella te se ricirfi de mi?
La nipote de Maria Grazia e fe zio Giorgio!!!
Anche mi go scritto su Zio Giorgio proprio tramite Giulio 54 medi fa!!
Xe ssai combinazion sentirse cussi’ dopo tanti anni!!
Se te vol scrivime!!
Son purtroppo sempre a Verona
Un baso enorme
Mgabriella
Quanta vita, quanta storia e quante emozioni in questi tuoi racconti…
Grazie
ciao
Max
Grazie Max.
Sono contenta di aver letto un pezzo di storia Triestina raccontata da Giorgio Redivo mio zio
Lo ricordo bene alto dinoccolato magro e pieno di vita.
Purtroppo non c è più anzi il giorno 8 dicembre ricorre la data della Sua morte.
Ciao caro zio Giorgio (avevamo le stesse idee politiche !!!!)
Maria Gabriella
Cara Maria Gabriella, i commenti che i lettori lasciano qui mi sono tutti cari, ma questo tuo è per me prezioso come lo è stato visitare quei luoghi di sofferenza e di onore per i combattenti di entrambi i fronti.
Sono contenta di leggere il tuo commento!
Purtroppo Trieste per restare italiana ha dovuto combattere con i denti fino in fondo
Mio papà è stato il primo ufficiale italiano sbarcato al Molo Audace di Trieste proprio nel ’54 mentre tu nascevi, io avevo 6 anni!
Ciao
Maria Gabriella
bellissima questa storia, sono passati ormai quasi cent’anni da quando Giorgio Redivo
passò indenne attraverso la grande guerra che ormai è così lontana ……..in effetti nel dopo guerra posso dire che i due cognati si sono incontrati spesso condividendo gli affetti famigliari
ed i figli e nipoti posso dirlo con certezza perchè sono suo figlio Gianfranco grazie al relatore giulio
Grazie Gianfranco del contributo veramente prezioso.
Ciao Gianfranco (Gionni ) per me!!
Sono tua “cugina ” Maria. Gabriella te se ricirfi de mi?
La nipote de Maria Grazia e fe zio Giorgio!!!
Anche mi go scritto su Zio Giorgio proprio tramite Giulio 54 medi fa!!
Xe ssai combinazion sentirse cussi’ dopo tanti anni!!
Se te vol scrivime!!
Son purtroppo sempre a Verona
Un baso enorme
Mgabriella
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Che bello se questa vetrina diventa un luogo in cui rapporti interrotti possono riallacciarsi…
GRAZIE Giulio 54!!
Spero che Gianfranco legga questo messaggio!.
Buona serata
Maria Gabriella