The journal of a short range traveler
“IL EST DES NÔTRES
Quelli che seguono sono spunti per un viaggio di scoperta della Borgogna e dei suoi luoghi legati al vino.
Digione è una grande città, ricca di charme e di motivi per essere visitata. Basti pensare al palazzo dei duchi di Borgogna con la sua ricchissima pinacoteca e le preziose tombe di Filippo l’Ardito, di Giovanni Senza Paura e di sua moglie Margherita di Baviera.
La Côte-d’Or si allunga per una sessantina di chilometri a sud di Digione, in una striscia di vigneti, larga al massimo tre chilometri, che si arrampicano sui fianchi delle colline. È suddivisa in due parti: a nord, fra Marsannay e Ladoix-Serrigny, la Côte de Nuits in cui si producono i vini rossi più famosi al mondo, esclusivamente da uve pinot nero; a sud, la Côte de Beaune, da Ladoix-Serrigny a Santenay, con una produzione di vini rossi, sempre da pinot nero, e di vini bianchi da uve chardonnay.
Incontreremo vigneti chiusi da potenti muri a secco, i “clos”, la cui origine risale al sesto secolo dC. Destinati a proteggere la vigna dagli animali e dai ladri, i clos si svilupparono dopo l’anno mille sotto l’impulso delle numerose abbazie cistercensi e cluniacensi di Borgogna. Ci raccontano di epoche violente in cui l’agricoltura era esposta ai rischi del saccheggio e i contadini erano in perpetua lotta con gli allevatori.
La porta d’ingresso della Côte de Nuits è Marsannay-la-Côte, villaggio grazioso dove, se l’ora è propizia, potremo sostare alla “Table du Rocher”, uno dei più antichi caffè di Francia che originalmente portava il nome di “Relais du soldat de Napoléon”, con riferimento a quello che fu il primo proprietario.
Il Clos de Vougeot è una tappa obbligata, almeno per una visita al castello e ai grandi torchi di pigiatura del sedicesimo secolo. Il clos, cinto di pietra, ha un’estensione di una cinquantina di ettari di grand cru, messi insieme pezzo per pezzo nel corso dei secoli dai monaci di Citeaux e oggi spartiti fra più di settanta proprietari, alcuni dei quali dispongono solo di due o tre filari da coltivare. Qualcuno pensa che la matrice stessa dei grandi vini di Borgogna abbia messo radici qui. Il castello fu edificato dai monaci inizialmente per alloggiarvi durante i lavori in vigna. Nel dodicesimo secolo, circondarono il dormitorio e il grande ripostiglio di un robusto muro, oggi sostituito da altri edifici cresciuti nei secoli. La cantina fu risistemata negli anni 1476-1477 anni e un secolo dopo gli abati di Citeaux non resistettero alla tentazione di trasformare l’azienda agricola in una dimora rinascimentale di prestigio.
Beaune è una città d’arte e di storia, capitale del vino di Borgogna. Il monumento più importante della città è l’Hotel-Dieu, complesso architettonico in stile burgundo-fiammingo fondato nel 1443 da Nicolas Rolin, cancelliere di Filippo il Buono e da sua moglie, Guigone de Salins, per accogliere e curare i malati indigenti. I vivaci tetti di tegole smaltate dei padiglioni creano un’atmosfera fatata e l’impressione si fa più forte entrando nella “sala dei poveri”, dove i letti sono disposti lungo le pareti e rivolti verso l’altare, separati fra loro da grandi cortine di velluto rosso. Il piatto forte della visita è comunque il polittico del Giudizio Universale, dipinto dal fiammingo Rogier Van der Weyden nel1445.
L’Hotel-Dieu è rimasto attivo come ospedale fino al 1971, ma come istituzione continua ancora la sua opera. Infatti, attraverso donazioni, lasciti e cinque secoli di oculata gestione patrimoniale, gli Hospices sono oggi proprietari di un vigneto riconosciuto come uno dei più prestigiosi di Borgogna e dal 1859, la terza domenica del mese di novembre ogni anno si tiene la famosa asta degli Hospices de Beaune, appuntamento imperdibile per i professionisti del vino.
Il vigneto a tratti si confonde con il bosco o con il seminativo. I villaggi hanno un’aria più sonnolenta e i castelli vegliano dall’alto dei colli.