Sibiu – Hermannstadt

Mappa SibiuMi sveglio di soprassalto, sapendo che è tardi. Uno sguardo all’orologio lo conferma. Il museo Brukenthal chiude alle sei e l’ammissione dei visitatori cessa alle cinque e un quarto. «Merda!».
Sbadiglio e mi strofino gli occhi. Mi incuriosiva quel dipinto barocco di Carlo Cignani, custodito nel museo, che Claudio Magris utilizza per sottolineare il carattere solido, sobrio e intransigente delle città sassoni di Transilvania, il contrario di quel Giove che seduce Flora, “specie di ermafrodito inquietante e ripugnante”.
Mi dovrò accontentare di un giro per la città, sebbene passeggiare senza una meta mi faccia sentire sempre un po’ più superfluo quando viaggio.
L’albergo è in General Magheru e con pochi passi raggiungo Piaţa Mare. Una piazza d’armi, penso. Di fronte la Torre del Consiglio: la cupola a cipolla non ne nasconde l’origine difensiva. Al centro, una fontana intermittente a filo del terreno sembra l’attrazione principale: bambini trepidanti attendono gli spruzzi per cimentarsi in prove di ardimento e bagnarsi tutti.

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IMG_0492Il passaggio sotto la torre immette in una piazza più piccola di forma irregolare, circondata di edifici porticati. Torno sui miei passi per sfuggire alla calca dei turisti e prendo una via deserta, verso sud. Nonostante la leggerezza quasi leziosa degli edifici barocchi, preponderanti come numero, la città mostra un fondo differente, aspro, militare, che emerge a tratti e diventa evidente nei resti della cinta muraria medievale con le poche torri rimaste in piedi.
Cerco di mettere insieme le cose che so. Sibiu è stata per secoli città di frontiera e fu rasa al suolo dai mongoli nel 1241. Da allora nessuno riuscì più a conquistarla, anche se gli Ottomani ci provarono senza successo un paio di secoli più tardi. Anzi, proprio alle sue porte furono sconfitti nel 1442 da János Hunyadi, formidabile condottiero delle guerre balcaniche. Poi?
Poi guardo l’orologio e vedo che sono passate un paio di ore. Mi concentro sulla cena. Devo muovermi per non farmi sfuggire un tavolo alla Crama Sibiul Vechi. Di quel ristorante mi danno fastidio l’ambiente sotterraneo un po’ soffocante e il costume kitch dei camerieri, ma la cucina è un’altra storia. Comincerò con un bicchierino di grappa di prugne, poi mi farò portare la minestra di gallina con le tagliatelle e una mezza porzione di manzo e maiale leggermente affumicati e grigliati. Accelero il passo.

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