Al tavolo vicino, quattro ragazzotti stravaccati sulle sedie, gli occhi un tantino acquosi. Forse è la birra che continuano a sorseggiare, fra una sigaretta e l’altra. Parlano sottovoce, con lunghe pause di silenzio, e ci guardano di sottecchi, pronti a girare lo sguardo appena rischia di incrociare il nostro. Sulla strada davanti alla tavola calda, i torpedoni scaricano turisti per la visita di ordinanza al “cimitero allegro” di Săpânța, due passi dal confine ucraino.

Noi siamo arrivati presto e abbiamo atteso che il cancello venisse aperto, voltando le pagine dell’ottimo libro di Bruno Mazzoni che ha tradotto gran parte delle iscrizioni parlanti del cimitero. Consiglio il libro a chiunque voglia visitare il cimitero, anche se è difficile da trovare. Senza di esso, dopo un po’ le grandi croci tombali, intagliate con motivi geometrici e floreali e dipinte a colori vivaci, scorrono via come quadri di una mostra. Sono suggestive le croci del “cimitero allegro”, anche se non comprendi le parole fittamente incise ed evidenziate con la biacca. Intuisci un culto della memoria diverso da quello a cui siamo abituati a casa nostra che confina il defunto al proprio nome, alla sua data di nascita, a quella della morte e al lutto dei familiari. Lo intuisci guardando la vignetta in bassorilievo, presente in tutte le croci, che raffigura il defunto nelle sue attività quotidiane, o nelle circostanze della sua morte o, ancora, per il carattere e le passioni che il villaggio gli attribuiva. Tuttavia, solo la lettura del testo delle epigrafi ti consente quel minimo di comprensione utile per andare al di là della caricatura e avvicinarti a storie di vita che dicono qualcosa a chiunque. Adesso ne rileggo alcune a Maria Grazia che sorseggia la sua Coca Cola.
Qui riposo io
Braicu Toader è il nome mio.
Per quanto al mondo ho vissuto
Molte cose assai mi son piaciute.
Tanto bere quanto vivere bene
E avere donne al mio fianco.
Bella è stata per me la vita
Finché ho potuto baciare.
Ma quando vecchio sono diventato
Tutte loro mi hanno rifiutato.
La vita io lasciai ai 73 anni miei.

Qui riposo io
Irina di Basu è il nome mio.
Sulla terra finché ho vissuto
Ho sgobbato e ho sofferto.
E nei libri ho letto
O Mihai figliolo mio.
Vicino a te vengo anch’io
Poiché la vita lasciai.
Ai miei 83 anni.

La fanciullezza che ho avuto
È stata breve.
Ho dovuto andarmene
E lasciare mia sorella.
Cara sorella finché vivi
Abbi cura della mia tomba.
Sulla tomba portami dei fiori
E non dimenticarmi finché muori.
Che hai avuto una buona sorella
E non abbiamo potuto stare assieme.
Dovevo morire
Perché tu avessi nostalgia di me.

Già da ragazzino
Io sono stato Stan lon Pătraș.
Oh, povero mondo mio
Poiché con fatica ci ho vissuto.
Dai miei 14 anni
Soldi dovevo guadagnarmi
Col duro lavoro nella foresta
Con la graffa e con l’ascia.
Mio padre per la guerra è partito
Indietro non è tornato.
Tre figli piccoli siamo rimasti
Al mondo con grande dolore.
Avrei voluto vivere ancora
II mio programma realizzare.
Da 62 paesi
Fino a ieri mi hanno visitato.
Tra i capi di stato
Tantissimi mi hanno visitato
E da ora in avanti quando verranno
Più non mi troveranno.
E auguro il bene a tutti
Quelli che sono venuti a trovarmi.
Io la vita lasciai
Ai miei 69 anni.

Sotto questa pesante croce
Riposa tranquilla suocera mia.
Tre giorni se vivevi ancora
Stavo io sottoterra e tu leggevi (l’epigrafe)
Voi che passate di qui
Cercate di non svegliarla.
Che se viene a casa
Mi rimprovera ancora.
Voi che leggete
Che non vi succeda come a me.
Buona suocera trovatevi
E vivete assieme in armonia.

Țuică è veleno puro
Porta lacrime e tormento.
E questo ha portato anche a me
La morte mi ha messo sotto il suo piede.
Chi ama molto la Țuică
Avrà alla fine la mia sorte.
Io l’ho molto amata
E con il bicchiere in mano sono morto.
Qui riposa Dumitru Holdis
Vissuto 45 anni
Morto di morte improvvisa.
Nel 1958.

Qui riposo io
Manaila Ion è il nome mio
Ma mi chiamavano Ion di Nani
Pochi come me sono stati
Dignitosi e belli
Ma sono stato sfortunato
Perché sono morto giovane
E ora marcisco nel terreno.

Lei continua a bagnarsi le labbra con la bibita ghiacciata e guarda un gruppo all’ingresso del cimitero che si assiepa intorno a una donna che brandisce un ombrellino rosso sopra la testa.
«Mentre passeggiavamo» dico, «ho rivisto un altro cimitero. Sai quando sono andato in Argentina?»
Annuisce.
«A Buenos Aires c’è un cimitero monumentale gigantesco, quello della Recoleta. C’è sepolta Evita Peron, quella del film e della canzone di Madonna. Ricordi?»
«Dont’ cry for me Argentina?»
«Si, quello. Beh, quel cimitero è un trionfo di mausolei, un po’ tetri per la verità. Mausolei decorati da marmi e statue, ognuno con il cognome della famiglia scolpito sulla facciata e placche di bronzo più piccole con i nomi propri dei defunti. Null’altro, solo il nome proprio. Solo l’appartenenza alla famiglia.»
Maria Grazia mi guarda, in attesa.
«Qui, è diverso. Non so come dire. Le croci dipinte, le vignette, le epigrafi. Storie di gente semplice che ha vissuto vite dure, a volte violente, che ha avuto passioni forti e tribolate, gente perseguitata dalla sfortuna. Storie che ti interpellano, che ti chiedono il senso che stai dando alla tua vita.»
«Si, storie che ti fanno sorridere perché chi ha scritto quei versi ha preso la vita come la commedia che è piuttosto che come una tragedia, ma è un sorriso sempre a denti stretti. Altro che cimitero allegro!», continua Maria Grazia.
«Italiani?» È uno dei ragazzotti, sempre stravaccato sulla sedia e col bicchiere in mano.
«Si.»
«Io lavoro in Italia. A Torino. Faccio muratore. Prima lavoravo a Milano. Piace Romania?»
Ha voglia di parlare il giovanotto. Mi sento un po’ disagio. Mi aspetto che possa rinfacciare a me la xenofobia che avrà respirato in Italia, il sospetto, l’approfittamento.
«Si, mi piace molto. Sei di Săpânța?»
«Si, adesso sono in vacanza.»
«Qualcuno della tua famiglia è sepolto nel cimitero qui di fronte?»
«Nonni di mio padre erano sepolti. Adesso, croce costa troppo. Devi spendere duemila euro per fartene fare una.»
Ciao Giulio,
ancora una volta il tuo viaggiare e il mio si sovrappongono: ho visitato il Cimitru Vesel nel 2007, durante l’ultimo giro con lo scooter, prima di passare alla RT.
Ancora una volta il tuo approccio è stato più approfondito e preparato, il mio è spesso più intuitivo e supeficiale……………
Comunque hai risvegliato un bellissimo ricordo…………………grazie!!!!
Che posto incredibile!
Già, non so se valga più leggerti, invece di viaggiare!
Leggendoti e ripetendomi, mi sembrava di esser lì con te.
Ancora una volta grazie, e Buon Anno.
Leopoldo
Grazie Leo. Buon anno!
Felicitari
Mulţumesc.