Ponti di barche e stabilimenti della bonifica nella Bassa Mantovana

In un territorio profondamente segnato dall’agricoltura industrializzata, qual’è la Pianura Padana, il paesaggio è spesso monotono e i motivi di attrazione sono piuttosto scarsi. I borghi tradizionali conservano poche testimonianze dell’architettura rurale, testimonianze spesso abbandonate al degrado o soffocate da capannoni e costruzioni anonime, sorte come funghi a partire dagli anni sessanta.

Nascosti nelle pieghe della campagna, lontano – per quanto possibile – dalle grandi via di comunicazione, si ritrovano ancora piccoli gioielli, preziosi nel loro anacronismo. È il caso dei due ponti di barche gettati l’uno sul fiume Oglio e l’altro sul canale di bonifica Navarone, a poca distanza tra loro in provincia di Mantova. Aggiungiamo anche lo stabilimento idrovoro di Borgoforte in località Roncocorrente, imponente opera della bonifica, edificata con l’uso del laterizio, dei marmi e del ferro battuto in una bella sintesi degli aspetti funzionali e di quelli estetici.

I tre manufatti sono collegati da un bel percorso arginale che inizia sul Po a Borgoforte. La strada corre alta e solitaria sul fiume con bella vista sulla campagna e sulle barene occupate da boschetti selvatici e da qualche campo coltivato.

Ben presto si raggiunge l’idrovora con la sua alta ciminiera e le enormi condutture in acciaio che versano l’acqua nel Po, testimonianza dei tempi in cui le pompe erano azionate dal vapore. L’impianto risale al 1911 e rappresenta il primo di una serie, costruita quando l’avvento della meccanizzazione rese possibile avviare interventi sulla rete idrografica intorno alla città di Mantova al fine di migliorare lo scolo delle acque e stabilizzare ampi territori che diventavano paludosi ogniqualvolta i fiumi andavano in piena.

Riprendendo l’argine, dopo qualche chilometro si incontra lo sbocco dell’Oglio nel Po e la strada prosegue ancora fino al ponte di barche di Torre d’Oglio. Il nome trae origine da una torre che ospitava un convento non lontano da dove ora è ubicato il ponte, e che serviva per comunicare con un altro convento in terra suzzarese oltre che per avvistare nemici in lontananza.

La strada arginale continua fino all’incrocio con la statale 420, all’altezza di Gazzuolo. Lì termina l’incantesimo e ci si ritrova catapultati nell’ambiente banalizzato dalla modernizzazione. Svoltando a sinistra, qualche chilometro più avanti, si ritrova un altro angolo molto suggestivo sull’altro ponte di barche che unisce i comuni di Commessaggio e di Sabbioneta. L’attuale ponte risale al 1976, anno in cui fu demolito il ponte vespasiano che era stato costruito nel 1583. Di fronte al ponte, il massiccio Torrazzo di Vespasiano del XVI secolo intorno al quale stormi di colombe compiono le loro evoluzioni a ranghi serrati.

L'argine Scorzarolo del fiume Po (MN)
Il ponte di barche sul canale Navarolo a Commessaggio (MN)

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